Insula Sinuaria–by Josie

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Quando l’ho vista per la prima volta stava racchiusa come una gemma di azzurro e di cristallo fra le pagine di un libro.
In biblioteca, aprire per caso quel libro e sognare di poterla vedere è stato tutt’uno.
L’Asinara.

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Quando l’ho rivista, avvolta fra la foschia dalla cima di Punta Scomunica, è stata come un sogno svelato.
Un colpo più bello, più forte di quello che potessi immaginare.
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L’Asinara non prende il nome dai suoi famosi asinelli bianchi, come si potrebbe pensare, ma dal suo nome latino: insula sinuaria, cioè sinuosa, per la sua forma movimentata e affascinante.
Gli asinelli comunque si incontrano lungo la strada, sia bianchi che normali ed hanno uno sguardo così dolce..

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L’Asinara è naturale, semplice e libera, come dovrebbe essere in molte altre parti della Sardegna. Senza troppe costruzioni, senza il cemento che divora il panorama.
Se si è mantenuta così incontaminata, il “merito” lo dobbiamo al fatto che fino a pochi anni fa ospitava un carcere di massima sicurezza.
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E’ forte il contrasto che emerge durante la visita del carcere, un luogo così bello destinato alla pena di tanti uomini.
Dopo il carcere, si parte a bordo di fuoristrada che, con delle guide, fanno fare la visita di tutta l’isola.
L’Asinara si differenzia molto: le coste della parte ovest sono più aspre ed esposte ai venti e alla furia del mare
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Quelle esposte a oriente, sul mare interno, sono sabbiose, placide, un mare che attira come una calamita!
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Ma… attenzione! Solo in alcune spiagge è consentita la balneazione, altre come Cala Sant’Andrea sono, per fortuna!, riserva integrale, interdette all’uomo, un ecosistema delicato che giustamente deve essere preservato con la massima cura.
In altre cale si può anche stazionare con le imbarcazioni, dopo aver chiesto i permessi all’Ente Parco.
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Geologicamente, l’Asinara si è formata 350 milioni di anni fa quando dalla crosta terrestre emersero enormi quantità di magmi a composizione granitica che trasformarono le rocce preesistenti a temperatura e pressioni molto alte. Tutta l’Asinara è quindi un alternarsi di rocce tondeggianti (granitiche) e rocce metamorfiche. La presenza del granito si nota facilmente nel rilievo del Castellaccio; il granito è una roccia molto dura e compatta che esposta agli agenti atmosferici tende a dar luogo a queste forme rotondeggianti. (e ringraziamo la guida che ha dato queste spiegazioni.. alcune le ricordo, altre no, presa com’ero a divorare quanto più azzurro possibile!)
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Percorrendo l’isola, si trova l’abitato di Cala d’Oliva, che ha ospitato anche i giudici Falcone e Borsellino durante la preparazione del maxi-processo (nella casina rossiccia, a destra nella foto)
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Una volta l’Asinara era ricoperta da boschi, che poi sono stati bruciati per ordine dei Savoia che temevano che gli evasi dal carcere di allora potessero trovare rifugio nella selva. Oggi rimane il bosco di Elighe Mannu, che significa Leccio Grande; questa è l’unica parte dell’isola dove vi è una sorgente. Una fortuna per un’isola caratterizzata da siccità (per assistere la fauna, vi sono diversi invasi artificiali che vengono riempiti dall’uomo) e anche una particolarità: la sorgente si trova infatti ad alta quota ed è alimentata dall’acqua che proviene dalla parte sommitale, e quindi alterata e permeabile, del grande rilievo di rocce metamorfiche di Punta della Scomunica.
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In un’altra zona vi sono i resti di edifici che, visti da lontano, sembrano dei menhir, dando un effetto molto suggestivo.
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Un’altra particolarità dell’Asinara è il fatto che ospita una pianta fossile vivente,  la Centaurea horrida (o fiordaliso spinoso), comparsa circa 30 milioni di anni fa.
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L’escursione coi fuori strada ha il suo gran finale a Cala Sabina, dove è possibile fare il bagno circondati da un sacco di pesci. Forse sarò sciocca, ma mi ha commosso vedere come si avvicinavano a me senza timore, come se l’uomo non fosse una minaccia, ma un amico.
Il colore di quel mare così trasparente, attorno nulla di costruito, solo verde fin dove l’occhio può arrivare.
I profumi. Il suono delle onde. Attimi che tolgono il fiato.
Tutto il viaggio fatto, il traghetto, le code, chilometri e chilometri di asfalto. Tutto era per arrivare qui.
Ne è valsa la pena.
L’Asinara è Natura amica. Un antico incanto.
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