Orticola condensata–by Josie
Ormai preda della furighedda più acuta, non mi sono fatta mancare nemmeno una capatina ad Orticola.
Peccato che non mi ricordavo che ci fossero così tanti espositori.
Peccato che non mi ero resa conto di aver ordinato così tante piante.
Peccato che perdere le mezzore ai primi stand che si incontrano, poi non aiuti a vedere tutto il resto della mostra.
Così, grazie alle mie abili doti di stratega, mi sono persa una buona metà degli espositori ( e vabbè, lo confesso, ho passato anche la mattinata a giro per negozi, perdendomi fra tutte le cosine inutili e colorate di Tiger, troppo belline!).
Me ne sono accorta mentre inseguivo il ragazzo che mi dava una mano a scarriolare le piante verso l’uscita, lui andava a tutta birra e io dietro trafelata, con gli occhi disgiunti modello iguana, che cercavo di catturare ancora qualche piantina mentre lo inseguivo “ma questi banchini non li ho nemmeno vistiiii, NUOOOoooooo!!!!!”. Niente da fare. La dura legge del bagagliaio della macchina non ammette deroghe, tutto esaurito. Tsk, tsk, baule musone e guastafeste!
Ordunque… vi scodello un’Orticola condensata, tenete presente che c’era moooolto di più!
Eh-eh… beccato subito!! Lo stand di lavande di Angelo Paolo Ratto! diciamo addio alla prima mezzora. Va detto che se anche la gente la piantasse di fare domande idiote, la fila agli stand scorrerebbe più lesta.. la signora bionda del Ratto aveva la pazienza di Giobbe a non saltare alla giugulare delle tizie che la martellavano con questi dilemmi “Ma senta… la lavanda va al sole giusto?” (no cara, è una nota pianta acquatica – risposte che avrei dato io, così, tanto per essere moderna…) oppure “la lavanda è sempreverde? devo tagliare le spighe sfiorite o le lascio?” (le tagli in piena fioritura e ci faccia un copricapo indiano, sono l’ultimo grido nelle americhe!) “ma questa che pianta è?” risposta vera “finocchietto”, insiste, diffidente “Finocchietto?? profuma? e cosa ci faccio?” (lo compri e lo regali a me che con la bottarga è a morte sua!)

Mentre aspettavo che si sfoltisse la schiera di espertoni, mi son messa a vedere le stoechas esposte, bramando i famigerati tini di zinco, maledetti! Gaura, scabiosa bianca, cisto in boccio, salvia nemorosa Caradonna, lavandula dentata, convolvolus cneorum, erigeron karvinskianus, un paio di graminacee e siamo a posto (“Signooooraa…. bravini eh.. bene, io mi carico tutto l’ambaradan qui, ci metta anche la staccionatina, mi raccomando… la saluto…”

Anche le achillee non erano niente male, poi con quel violetto là dietro delle stoech.. Come dite… mi fisso sempre sulle stoechas? allora andiamo avanti, barbogi!
Al centro della mostra c’era la fontana punteggiata di vasi che parevano sospesi sull’acqua grazie ad un supporto in ferro. Le piante erano infestate di sagome di uccelli bianchi, di cui mi sfugge l’etereo significato, io preferivo di gran lunga le anatre vere, che ho molestato a lungo: “ehiiii paperoooo….vieni quiii….fatti fare la fotooo… papero.. PA-PE-RO! ma ci senti??!!”. I paperi milanesi sono sordi persi.

In pausa pranzo potete sempre divertirvi a rubare le piante grasse di tutto il vicinato e comporle in un pittoresco quadretto, no?
I colori tenui delle peonie e i merletti dei cache-pot (comodo, quando bagni la pianta non si sporcherà mai!)
Il trionfo della clematis

Clematis bianche con calle e digitalis. La clematis formato bistecca andrà per la maggiore, ma io preferisco i minuscoli e profumati fiori della clematis flammula
Lo stand del vivaio “un quadrato di giardino”, pareva di sfogliare il “Foliage” della Ondra
purtroppo c’era poca luce, le foto son scurette
Stand di piante da ombra e frescura

quasi volevo rubare questo merlone gigante per il nuovo vialetto di tyziana.. secondo me ti sarebbe piaciuta anche questa rosellina dai petali sfrangiati…
Mobili di giunco, fatti dai parenti stretti di quelli che vendono i tini di zinco (leggi alla voce “prezzi esorbitanti”)
I-r-i-s! e non aggiungo altro.
L’enorme stand del Priola, colonie di digitalis, verbaschi, delphinium, salvie, allium, chi più ne ha più ne metta (di grano).


Altro stand visto correndo dietro allo scarriolatore folle.

Per caso vi manca una tinozza? eccovi serviti! Trovate un baobab per strada? Ebbene, raccoglietelo e intagliatelo, in men che non si dica, in tempo forse per il giudizio universale, ne ricaverete una fioriera (no che poi…ti sobbarchi tutta la fatica per cavarci fuori una fioriera la cui bellezza son le venature del legno, e poi le copri di terra? bah…)

Aneddoto curioso: mentre stivavo i vasi nel bagagliaio annotando mentalmente che la prossima volta tanto vale che mi porti la macchinetta per il sotto-vuoto, ero perseguitata dal classico venditore di rose plasticose (quelle che appassiscono appena passano dalla sua mano alla tua) che mi martellava “tu volere fiore? Comprare rosa rossa” (come no, proprio quelle che mi garbano hai scelto…).. alla fine, per sfinimento, tenendo un piede puntato sull’ultima cassetta di vasi per chiudere il portellone del bagagliaio, gli fò “ma scusa eh… ti pare forse che mi manchino le piante??”.
Cosa c’è di meglio, dopo le fatiche della mostra, che rifocillarsi con un bel trancio di pizza margherita e acciuga strabuona? Pizzeria storica, Spontini, vicino a Corso Buenos Aires, occorre fare un corso accelerato da apprendista mago per parcheggiare, ma ne vale la pena!
Peccato che non mi ricordavo che ci fossero così tanti espositori.
Peccato che non mi ero resa conto di aver ordinato così tante piante.
Peccato che perdere le mezzore ai primi stand che si incontrano, poi non aiuti a vedere tutto il resto della mostra.
Così, grazie alle mie abili doti di stratega, mi sono persa una buona metà degli espositori ( e vabbè, lo confesso, ho passato anche la mattinata a giro per negozi, perdendomi fra tutte le cosine inutili e colorate di Tiger, troppo belline!).
Me ne sono accorta mentre inseguivo il ragazzo che mi dava una mano a scarriolare le piante verso l’uscita, lui andava a tutta birra e io dietro trafelata, con gli occhi disgiunti modello iguana, che cercavo di catturare ancora qualche piantina mentre lo inseguivo “ma questi banchini non li ho nemmeno vistiiii, NUOOOoooooo!!!!!”. Niente da fare. La dura legge del bagagliaio della macchina non ammette deroghe, tutto esaurito. Tsk, tsk, baule musone e guastafeste!
Ordunque… vi scodello un’Orticola condensata, tenete presente che c’era moooolto di più!
Eh-eh… beccato subito!! Lo stand di lavande di Angelo Paolo Ratto! diciamo addio alla prima mezzora. Va detto che se anche la gente la piantasse di fare domande idiote, la fila agli stand scorrerebbe più lesta.. la signora bionda del Ratto aveva la pazienza di Giobbe a non saltare alla giugulare delle tizie che la martellavano con questi dilemmi “Ma senta… la lavanda va al sole giusto?” (no cara, è una nota pianta acquatica – risposte che avrei dato io, così, tanto per essere moderna…) oppure “la lavanda è sempreverde? devo tagliare le spighe sfiorite o le lascio?” (le tagli in piena fioritura e ci faccia un copricapo indiano, sono l’ultimo grido nelle americhe!) “ma questa che pianta è?” risposta vera “finocchietto”, insiste, diffidente “Finocchietto?? profuma? e cosa ci faccio?” (lo compri e lo regali a me che con la bottarga è a morte sua!)
Mentre aspettavo che si sfoltisse la schiera di espertoni, mi son messa a vedere le stoechas esposte, bramando i famigerati tini di zinco, maledetti! Gaura, scabiosa bianca, cisto in boccio, salvia nemorosa Caradonna, lavandula dentata, convolvolus cneorum, erigeron karvinskianus, un paio di graminacee e siamo a posto (“Signooooraa…. bravini eh.. bene, io mi carico tutto l’ambaradan qui, ci metta anche la staccionatina, mi raccomando… la saluto…”
Anche le achillee non erano niente male, poi con quel violetto là dietro delle stoech.. Come dite… mi fisso sempre sulle stoechas? allora andiamo avanti, barbogi!
Al centro della mostra c’era la fontana punteggiata di vasi che parevano sospesi sull’acqua grazie ad un supporto in ferro. Le piante erano infestate di sagome di uccelli bianchi, di cui mi sfugge l’etereo significato, io preferivo di gran lunga le anatre vere, che ho molestato a lungo: “ehiiii paperoooo….vieni quiii….fatti fare la fotooo… papero.. PA-PE-RO! ma ci senti??!!”. I paperi milanesi sono sordi persi.
In pausa pranzo potete sempre divertirvi a rubare le piante grasse di tutto il vicinato e comporle in un pittoresco quadretto, no?
I colori tenui delle peonie e i merletti dei cache-pot (comodo, quando bagni la pianta non si sporcherà mai!)
Il trionfo della clematis
Clematis bianche con calle e digitalis. La clematis formato bistecca andrà per la maggiore, ma io preferisco i minuscoli e profumati fiori della clematis flammula
Lo stand del vivaio “un quadrato di giardino”, pareva di sfogliare il “Foliage” della Ondra
purtroppo c’era poca luce, le foto son scurette
Stand di piante da ombra e frescura
quasi volevo rubare questo merlone gigante per il nuovo vialetto di tyziana.. secondo me ti sarebbe piaciuta anche questa rosellina dai petali sfrangiati…
Mobili di giunco, fatti dai parenti stretti di quelli che vendono i tini di zinco (leggi alla voce “prezzi esorbitanti”)
I-r-i-s! e non aggiungo altro.
L’enorme stand del Priola, colonie di digitalis, verbaschi, delphinium, salvie, allium, chi più ne ha più ne metta (di grano).
Altro stand visto correndo dietro allo scarriolatore folle.
Per caso vi manca una tinozza? eccovi serviti! Trovate un baobab per strada? Ebbene, raccoglietelo e intagliatelo, in men che non si dica, in tempo forse per il giudizio universale, ne ricaverete una fioriera (no che poi…ti sobbarchi tutta la fatica per cavarci fuori una fioriera la cui bellezza son le venature del legno, e poi le copri di terra? bah…)
Aneddoto curioso: mentre stivavo i vasi nel bagagliaio annotando mentalmente che la prossima volta tanto vale che mi porti la macchinetta per il sotto-vuoto, ero perseguitata dal classico venditore di rose plasticose (quelle che appassiscono appena passano dalla sua mano alla tua) che mi martellava “tu volere fiore? Comprare rosa rossa” (come no, proprio quelle che mi garbano hai scelto…).. alla fine, per sfinimento, tenendo un piede puntato sull’ultima cassetta di vasi per chiudere il portellone del bagagliaio, gli fò “ma scusa eh… ti pare forse che mi manchino le piante??”.
Cosa c’è di meglio, dopo le fatiche della mostra, che rifocillarsi con un bel trancio di pizza margherita e acciuga strabuona? Pizzeria storica, Spontini, vicino a Corso Buenos Aires, occorre fare un corso accelerato da apprendista mago per parcheggiare, ma ne vale la pena!
Siiii dai, così mi piaci, scatenati..... altro post dovo mi sono sganasciata dalle risate!!!! Il tuo cofano pieno di piante mi ha ricordato il rientro da Murabilia con le piante stratificate a due piani e qualcuno incacchiato, esagerateee!!!!
RispondiEliminaBello,il reportage......la frenesia che mi assale nelle mostre di piante mi sa che è la stessa di tutti!!!!Io non riempio solo il bagagliaio,ma tutta l'auto!!!! E le foto..........lo stand di Ratto e quello di Priola sembravano interessantissimi!BRAVA!!
RispondiEliminaSono stata anch'io a Orticola quest'anno! Che pienone!
RispondiEliminaSimpaticissimo il tuo post!
RispondiEliminaCome vorrei essere stata là!
Ma l'anno prossimo ci vado con un camion
( nel frattempo fabbrico i soldi ).
Ciao
Loretta