Quando la neve diventa galaverna - by Daniela
" Un vecchio raggrinzito e bisbetico, così ti dipingono
Vecchio Inverno, con irsuta barba grigia
Come il folto muschio che ricopre il melo;
Labbra bluastre, un ghiacciolo pendente dall'affilato livido naso,
Imbacuccato mentre arranchi solo, lungo la tua cupa strada,
Fra pioggia e neve turbinante."
Rieccomi qui con voi, accompagnata dall'incipit di una lirica di R. Southey, per parlarvi del tanto temuto "burian", il freddo vento che spira dalle steppe siberiane e che sta raggiungendo le nostre regioni, producendo i suoi gelidi effetti.
Dagli spioventi dei nostri tetti sporgono drappeggi di neve ghiacciata che sembrano mantovane trapuntate, viste da dentro casa, orlate di frange: nel tentativo di sciogliersi la neve ha prodotto, goccia dopo goccia , queste meravigliose sculture di ghiaccio, totalmente inamovibili, saldate alla gronda e alle tegole....STALATTITI, veri e propri ghiaccioli dalla forma di lunghi coni dalla punta aguzza, rivolta verso il basso, qui chiamati GALAVERNA.
Solo i racconti degli anziani che narrano di inverni interminabili, che duravano metà dell'anno solare e che bloccavano totalmente l'attività produttiva, me l'avevano fatta immaginare....All'aperto il gelo sprigionato dalla neve tramuta in vapore anche il fiato.....
Stiamo quindi assaporando un inverno "antico", come quelli in cui gli uomini, trascorrevano le giornate seduti accanto al focolare ad intagliare il legno e ad approntare gli attrezzi per il lavoro della nuova stagione e le donne, anche loro riscaldate dal fuoco, cucivano, ricamavano o tessevano.
Il nonno, che da ragazzo abitava sulle pendici di una di queste vallate, mi raccontava che quando l'inverno era più "crudo", cercavano di allontanarsi il meno possibile da casa traendo sostentamento dalle provviste messe da parte durante l'estate, ma quando scarseggiava l'olio, il sale o il lievito per fare il pane, toccava a lui scendere in paese e dovendo percorrere per ore sentieri non battuti tra i boschi ghiacciati, si fasciava le scarpe con degli stracci per non scivolare e per isolare il più possibile i piedi dal gelo... E' questa l'immagine che mi sovviene quando vedo in questi ultimi giorni di gelo Cince, Pettirossi, Passeri, che da tempo ormai trovano sepolto sotto la neve ghiacciata il loro terreno di "caccia"e si muovono affacendati tra le nostre mangaitoie.
Ieri papà ha trovato un codirosso nella neve completamente immobile e temendo che stesse per morire assiderato lo ha portato in casa per tentare di salvarlo: lo abbiamo tenuto vicino al camino acceso per un paio d'ore, avvolto in una maglia di lana e poi, improvvisamente, ha spiccato il volo...era davvero il freddo ad averlo bloccato.
Lo abbiamo quindi liberato in prossimità delle casette dove teniamo il becchime ed ha ripreso a volare libero!
Ogni giorno nuove impronte costellano la neve, impronte di scoiattoli o di conigli che vanno a prendere il cibo dove lo lascio loro: come non aiutarli in questo periodo così duro per la loro sopravvivenza ?
E con una nuova citazione mi congedo da voi rimandandovi a quando i colori della primavera tingeranno il nostro giardino. Con il cuore colmo di buone speranze di dò quindi un arrivederci a presto.
" Canta dolce tordo, sopra il ramo spoglio,
Canta dolce creatura, io ascolto la tua melodia,
E il vecchio Inverno, all'inizio del suo regno,
Al tuo gioioso canto, spiana la fronte corrugata." ( R.Burns )