Il Giglio marinaio a Sa Mesa Longa–by Josie

Proseguo con le mie “istantanee” dei luoghi visitati quest’estate. Siamo ancora nel Sinis, spiaggia di Sa Mesa Longa.
Il Pancratium maritimum ama il mare. Io lo chiamo marinaio, perchè i suoi semi, galleggiando, si lasciano trasportare dalle correnti marine fino a nuove spiagge che diventeranno la loro casa.
A Sa Mesa Longa ne ho trovati una distesa, che ondeggiavano i loro capolini candidi e profumati nella luce del tramonto.
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Il nome deriva dal greco “pan” che significa “tutto” e “cratys” che significa “potente, forte”, forse per la sua resistenza all’ambiente marino. E’ una bulbosa che contiene la “tazzettina”, una potente tossina con proprietà allucinogene e cardiotossiche.
Ad Ischia il giglio marinaio è conosciuto come Giglio di Santa Restituta; spinta dal vento e dalle correnti marine, una barca giunse dall’Africa fino alla baia di San Montano, portando il corpo senza vita della giovane martire Santa Restituta; quando la barca toccò la spiaggia, questa si riempì del bianco giglio di mare.
Un’altra leggenda legata al giglio di mare, risale ai tempi dei greci: Zeus, donnaiolo impenitente, ebbe una relazione con la regina Alcmena assumendo le sembianze dei di lei marito (a “sua insaputa”, si direbbe oggi… ahahaah!!). Quando Alcmena scoprì l’inganno, abbandonò Eracle, frutto dell’unione proibita, nei campi sotto le mura di Tebe. In quel momento Era, moglie di Zeus, e Atena passeggiando, videro Eracle; Era lo prese in braccio e lo allattò. Ma Eracle si attaccò al suo seno con tanta forza da farle male, e la dea lo allontanò da sè: il getto di latte che arrivò in cielo diede origine alla Via Lattea, mentre il latte che toccò la terra fece nascere il Giglio di mare. Una rappresentazione di questa leggenda è presente in una tela di Tintoretto “La nascita della Via Lattea”.
La spiaggia di San Montano con la barca vialatteag
Il primo botanico ad interessarsi al Pancratium fu un italiano, Andrea Cisalpino, aretino di nascita ma  direttore dell’Orto botanico di Pisa nel 1555, oltre che medico e anatomista; propose nuovi sistemi di classificazione delle piante e fu l’autore dell’opera “De Plantis” (come nota di curiosità , ho letto che divenne anche medico del Papa e che riuscì a dare la prova della circolazione sanguigna; la sua statua è conservata nel piazzale degli Uffizi di Firenze).
Tornando ai gigli di mare, il loro habitat è formato dalle dune di sabbia alle spalle della spiaggia; per preservarle, il comune di San Vero ha allestito delle passerelle in legno che collegano il parcheggio alla spiaggia.
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In compagnia del Pancratium, vi erano anche eringi e artemisie, oltre a numerose graminacee.
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Concludo con un’immagine suggestiva, le sagome degli scogli che si stagliano contro il mare, ormai era l’imbrunire, ricordo il profumo dei gigli e il dolce sussurro delle onde.
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