Velathri, l’Etrusca–by Josie
Incastonata fra le colline, vi è una gemma di pietra che fa risuonare il proprio nome sin dall’epoca etrusca: Velathri, l’antico nome di Volterra.
La città conserva ancora la Porta all’Arco, costruita dagli etruschi con blocchi imponenti
Vicino alla Porta, ho incontrato Fedro, un anziano signore che mi ha raccontato come i volterrani l’abbiano preservata dalla furia dei bombardamenti aerei durante la seconda guerra mondiale chiudendola con altre pietre, in modo da mascherarla.
Dopo gli etruschi, Volterra passa sotto il dominio dei Romani, è ancora visibile l’anfiteatro inerbito appena fuori le mura della città. Il periodo medioevale del Libero Comune è quello che caratterizza maggiormente il centro storico di Volterra, con stretti vicoli e palazzi in pietra.
Il Palazzo dei Priori ospitava il governo ed è oggi sede del Comune, affaccia sulla piazza a cui dà il nome, circondato da altri palazzi dall’aspetto imponente. Sulla facciata reca lo stemma con scritto “Libertà”: i volterrani, nel 1300 si batterono con forza contro il dominio del Papato, arrivando a uccidere l’ultimo vescovo-tiranno sul sagrato della chiesa e a proclamarsi Libero Comune.
Le radici etrusche di Volterra sono raccontate con cura nel museo Guarnacci che raccoglie oltre 600 urne cinerarie di epoca etrusca, oltre a reperti della precedente epoca Villanoviana.
Purtroppo nel museo era vietatissimo fare foto e non sono riuscita a immortalare le urne etrusche che erano decorate con bassorilievi bellissimi.
Una volta fuori dal museo, un giretto per le vie della città, porta la mia attenzione verso alcune insegne quanto meno curiose: porgi l’altra pancia…ahahaaahh!! rispecchia bene le mangiate fatte a volterra.. quella del Bar Paolino poi…si commenta da sola!
Ma Volterra non cattura lo sguardo solo dal suo interno, è soprattutto l’esterno, le colline che si perdono all’orizzonte che si lasciano ammirare alla luce radente della sera… sono rimasta a godermi il panorama fino all’imbrunire.
Al prossimo post, seconda tappa a Volterra!
La città conserva ancora la Porta all’Arco, costruita dagli etruschi con blocchi imponenti
Vicino alla Porta, ho incontrato Fedro, un anziano signore che mi ha raccontato come i volterrani l’abbiano preservata dalla furia dei bombardamenti aerei durante la seconda guerra mondiale chiudendola con altre pietre, in modo da mascherarla.
Dopo gli etruschi, Volterra passa sotto il dominio dei Romani, è ancora visibile l’anfiteatro inerbito appena fuori le mura della città. Il periodo medioevale del Libero Comune è quello che caratterizza maggiormente il centro storico di Volterra, con stretti vicoli e palazzi in pietra.
Il Palazzo dei Priori ospitava il governo ed è oggi sede del Comune, affaccia sulla piazza a cui dà il nome, circondato da altri palazzi dall’aspetto imponente. Sulla facciata reca lo stemma con scritto “Libertà”: i volterrani, nel 1300 si batterono con forza contro il dominio del Papato, arrivando a uccidere l’ultimo vescovo-tiranno sul sagrato della chiesa e a proclamarsi Libero Comune.
Le radici etrusche di Volterra sono raccontate con cura nel museo Guarnacci che raccoglie oltre 600 urne cinerarie di epoca etrusca, oltre a reperti della precedente epoca Villanoviana.
Purtroppo nel museo era vietatissimo fare foto e non sono riuscita a immortalare le urne etrusche che erano decorate con bassorilievi bellissimi.
Una volta fuori dal museo, un giretto per le vie della città, porta la mia attenzione verso alcune insegne quanto meno curiose: porgi l’altra pancia…ahahaaahh!! rispecchia bene le mangiate fatte a volterra.. quella del Bar Paolino poi…si commenta da sola!
Ma Volterra non cattura lo sguardo solo dal suo interno, è soprattutto l’esterno, le colline che si perdono all’orizzonte che si lasciano ammirare alla luce radente della sera… sono rimasta a godermi il panorama fino all’imbrunire.
Al prossimo post, seconda tappa a Volterra!