Quando la neve diventa cristallo - by Daniela
Accade talvolta, per fortuna non troppo spesso, di trovarsi sotto a delle nevicate che fanno spavento, un po' perchè cadono dal cielo valanghe di fiocchi grandi come piume che, pesantissimi, mettono a dura prova i rami degli alberi, anche quelli più sani e robusti, e gli steli delle piante più delicate, un po' perchè, quando si protraggono per molte ore, sembrano non finire mai
Poi, quando cessa di scendere la neve,la vallata piomba in un silenzio surreale, profondo, quasi assordante, squarciato solamente dal rumore dei rami che, dopo aver opposto tenacemente resistenza, cedono, quasi tristemente, al peso della neve,.. Sì, quando la neve è così tanto intrisa di acqua, mi mette davvero in apprensione ed allora attendo con ansia che su di essa sorga il sole, perchè è proprio questa neve, così ostilmente ed esageratamente acquosa che, sciogliendosi velocemente rimane intrappolata nella vegetazione
e si trasforma, con il gelo, in una fitta trama di cristalli.
Quando i raggi del sole riescono a farsi spazio tra le maglie ovattate della nebbia mattutina che vela il cielo sereno sopra i prati innevati, la brina appare in tutta la sua lieve e sobria magnificenza
adeguandosi, con i propri tramezzi, alle forme su cui si posa: evidenzia con grazia le linee ed il portamento dei rami, tanto che da lontano appaiono come fossero rimarcati dal tratto di un enorme gesso,
riveste come un velo le ultime bacche di rosa canina dimenticate dagli uccellini enfatizzandone le forme tondeggianti,
s'insinua tra le “setole” degli amenti di nocciolo (Corylus avellana),
ma diventa davvero spettacolare quando “gioca” tra le foglie, soprattutto quelle dalle forme più .. fantasiose
e quando si posa sulle le corolle dell'Hydrangea paniculata quercifoglia, imbrunite dall'autunno ed ormai del tutto prive di vita, che ho volutamente “dimenticato” perchè, scendendo gradatamente sui loro steli fino a perdere del tutto la forma a pannicolo, si allargano a poco a poco assumendo un portamento scomposto, quasi “lasso” che diventa oggetto prediletto delle esibizioni dell'inverno senza arrecare alcun danno alla pianta che sta già preparando i getti per la nuova stagione.
E quando ci fanno visita i cristalli di ghiaccio ci raccontano la storia dell'acqua che li ha generati .. almeno, questo secondo la teoria di Masaru Emoto sulla memoria dell'acqua.
Recentemente questo ricercatore giapponese, partendo dal presupposto fissato dalla filosofia induista che vuole che tutta la realtà sia costituita da energia, avrebbe scoperto che anche l'acqua, osservata ad una temperatura di – 4°, nella formazione dei propri cristalli, manifesterebbe l'influsso energetico a cui è esposta: cristalli regolari e dalla struttura armoniosa simili a quelli della neve sarebbero prodotti da acqua esposta ad energia positiva, mentre la forma irregolare e disarmonica dei cristalli di ghiaccio sarebbe chiara espressione dell'esposizione ad influssi negativi; questa teoria, formulata in prima ipotesi nel 1984, ma solo recentemente accreditata e verificata anche attraverso la pubblicazione di testi scientifici e diffusa tramite seminari tenuti in tutto il mondo, é da un lato supportata da alcune correnti di pensiero psicologiche, che ne fanno strumento di terapia, dall'altro oggetto di perplessità e critiche … Beh, non so se e quanto si tratti di una teoria verosimile, ma è talmente bello pensare che la nostra acqua sia un'acqua ...“serena”, che viva felicemente con noi .. mi piace crederlo :)
A presto.