Cimitero monumentale di Bonaria - by Delia


Ultimamente mi sta venendo la fissazione di conoscere un po’ meglio la mia città, di cui effettivamente so poco. So che esisteva già in epoca preistorica, e, data la sua felice posizione nel Mediterraneo, era ambita dai popoli che commerciavano nel bacino. Vi racconto a grandi linee la storia di una parte della mia città, e precisamente il cimitero monumentale di Bonaria, che ho visitato recentemente e che mi ha folgorato. Molti forse non amano visitare i cimiteri, trovano che sia un po’ macabro, ma io l'ho trovato estremamente affascinante, con un’aria decisamente rètro con le statue ottocentesche e quasi reali, poi capirete il perché. Ora ci vuole un po’ di storia, per capire meglio….

Il colle di Bonaria, molto vicino al mare, era un’antica necropoli punica prima, poi romana, e siccome la città vera e propria nel 1820 circa distava qualche chilometro e non possedeva un cimitero, si decise di costruirlo proprio in quel luogo, per evitare la tumulazione nelle vicinanze delle chiese che causavano problemi di spazi e anche le epidemie che fino ad allora avevano decimato la popolazione (peste, colera). Inizialmente il progetto e la costruzione fu affidata nel 1828 al capitano del Genio Militare Luigi Damiano e aperto nel 1829. Trent'anni dopo, poiché l’intero cimitero era ormai saturo, venne ampliato su progetto di Gaetano Cima. Al suo interno sono presenti sculture veramente pregevoli, talmente rappresentative della vita dell’epoca che il cimitero è stato definito monumentale e rientra in un circuito europeo di tali cimiteri.


Attualmente questo cimitero è in stato quasi di totale abbandono, ormai le sepolture non vengono più effettuate a causa dello spazio ormai esaurito ed anche a causa del suo inglobamento all’interno della città, sviluppatasi notevolmente in poco più di un secolo.

La parte più antica del cimitero è alla base del colle, in una zona pianeggiante, ed è organizzata in settori quadrangolari. Al centro si trova la cappella, in stile neoclassico, attorno alla quale si dispone il settore destinato alle sepolture dei bambini. L’ampliamento del cimitero è stato realizzato estendendolo fino alla cima del colle.
Nelle mura che delimitano l'area del campo santo vecchio si dispongono cinquantuno cappelle, al cui interno si trovano le sculture di cui parlavo prima, ad opera principalmente di Giovanni Sartorio, scultore valsesiano che, vista la sua bravura, era molto richiesto dai ricchi abitanti di Cagliari che gli commissionarono moltissime opere. 


 La patina di polvere e di smog accentua nei busti e nelle statue le ombre creando una sorta di evanescenza, mentre altre, probabilmente curate da qualcuno, conservano il candido colore originario...

 Questa in basso rappresenta una bimba, vissuta appena 11 giorni, portata in Cielo da un angelo, il biancore del marmo e la tenerezza delle espressioni dei visi alleviano la tristezza, dando un nonsoche di trascendentale.
Non potete, secondo me, fare a meno di condividere con me la bellezza di queste opere, così ricche di particolari da sembrare vive, come lo scialle indossato dalla vedova, o il fiocco di pizzo della nonna, oppure ancora la coperta, il cuscino e gli abiti del bambino chino sulla madre... Ognuna di loro ha una storia, e, pur rappresentando la persona defunta, non danno della morte un’immagine macabra o drammatica, ma solo intensamente triste.
La bambina che abbraccia la nonna, o la moglie di un avvocato che implora un ritorno sulla terra del suo amato, o ancora la ragazza che sembra che intoni un canto verso il cielo…

Dividerò questo argomento in più post, perchè mi piacerebbe descrivervi le opere anche dal punto di vista giardinicolo....alla prossima!

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